

Forse, come gi? successo per il ?Patto della logistica? si trover?, prima o poi, un ?esperto? che vorr? dichiararsi uno dei padri se non padre in esclusiva, delle modifiche apportate al settore.
Non intendo certo soffermarmi su disquisizioni pi? o meno capziose e preferisco ricorrere ad una delle definizioni che la nostra lingua madre, da taluni considerata morta, ben sapeva forgiare quando voleva evitare distorsioni nelle interpretazioni.
?Mater sempre certa est; pater numquam? la madre ? sempre certa il padre forse, non sempre, etc.
Anche alle recenti modificazioni apportate alla disciplina in materia di autotrasporto pu? essere applicata la definizione. Esistono le prove, tutti le possono trovare basta effettuare una ricerca tra gli atti parlamentari, per ottenere conferme di quanto sto affermando.
La tesi che mi appresto a sostenere credo sia chiara: la madre delle idee contenute nella riforma ? la Fai che, non essendo oltretutto mai stata una donna dai facili costumi non pu? che opporsi ad ogni tentativo che consenta ad una pluralit? di soggetti di poter concorrere a fregiarsi del titolo di padre della riforma.
Al di l? delle facili battute ecco i fatti: il 4 ottobre 1995, primo firmatario l’On. Paolo Oberti, venne presentata la proposta di legge n?3215, concernente la prima riforma della disciplina in materia di autotrasporto delle merci ed istituzione dell’Agenzia nazionale autotrasporto per conto terzi.
La proposta si reggeva: sul principio ?dello sviluppo controllato e compatibile in un mercato libero e regolato da poche e certe normative?; atto a realizzare un sano equilibrio tra domanda e offerta di trasporto, da garantirsi attraverso idonei provvedimenti; sul superamento del valore della tariffa con l’introduzione del ?costo minimo della prestazione di autotrasporto?; l’attribuzione alle norme del trasporto del valore di ?norme inderogabili e di ordine pubblico?; il coinvolgimento dei committenti e la previsione di ?sanzioni pecuniarie e penali, ivi compreso la confisca del veicolo e delle merci?; i controlli, da effettuarsi in caso di incidenti stradali; il riconoscimento sia dei tempi di carico e di scarico che delle spese sostenute per il carburante.
A riprova di quanto sostenuto pubblichiamo lo stralcio delle suddette norme desunte dall’articolato della proposta di legge.
A distanza di dieci anni con legge N? 32/05 quei principi sono divenuti assi portanti della riforma condivisa e approvata dal Parlamento. Quella legge delega, ancora da completare per colpe, che si pu? tranquillamente affermare, sono da suddividersi tra l’incapacit? del governo di Romano Prodi e la superficialit? di alcune associazioni di categoria, non ha fatto altro che dare piena attuazione ai principi che, in un albergo di Firenze una ristretto numero di dirigenti ed esperti della Fai, con il positivo intervento di un funzionario della motorizzazione civile, ebbero la capacit? di proporre, anticipando quelle evoluzioni che il passare del tempo avrebbero reso inevitabili.
La ragione per la quale quelle idee non trovarono attuazione discende dalla contrariet? che la gran parte delle associazioni di categoria riservarono a quelle proposte.
Se in quegli anni, anzich? mantenere posizioni ostili e precostituite tutti avessero saputo intuire i cambiamenti che si sarebbero registrati, indipendentemente dalla volont? degli operatori nazionali, oggi le nostre imprese sarebbero sicuramente pi? attrezzate ad affrontare le sfide che invece vedono i nostri imprenditori in grosse difficolt?.
So bene che queste note faranno scaturire reazioni pi? o meno aggressive in coloro che magari si sentono coinvolti in questa cronistoria. Posso affermare che di quei dirigenti a livello nazionale che in quel tempo ostacolarono fortemente quella proposta ne ? rimasto, oltre a chi scrive, uno solo. Resta comunque un fatto certo e incontestabile se la nostra federazione fosse stata pi? ascoltata e non solo avversata in diverse sue proposte e comportamenti, oggi vi sarebbe un altro autotrasporto e, questo ? certo, una rappresentanza di categoria meglio accettata e meno criticata di quanto non sia, anche se non sempre a ragione, oggi.
Mi auguro che questa ricostruzione dei fatti, che ognuno pu? verificare ma che si ? pronti anche a documentare, non venga considerata un tentativo di attribuirsi meriti (ma dove sarebbe lo scandalo anche se cos? fosse) da parte della Fai ma un suggerimento concreto a voler tener in considerazione, per il futuro, che le proposte vanno soppesate ma soprattutto a voler avere l’umilt? di consentire, a coloro che possiedono le capacit? necessarie di poter lavorare per il ben di tutti di poter agire e non invece operare per ostacolarne il lavoro. Questo rappresenterebbe gi? un passo in avanti notevole.
Qualcosa di simile si ? ripetuto di recente, circa una anno fa, e sta incidendo oggi su di noi tutti e sulle nostre imprese; ma questa ? una storia che racconter? un’altra volta.
Buon anno nuovo
Milano, 1 gennaio 2009
Paolo Ugg?